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Farsi comunità: trasformare le vulnerabilità in cambiamento

Normalità trasformata. Un ossimoro che fa riflettere, ma sarà quello che ci aspetterà per i prossimi giorni, mesi, anni. Sarà normalità trasformata o una trasformazione normale. Nuove pratiche o vecchie abitudini riadattate.

Questo sta ad ognuno di noi deciderlo.
Certo è che questo senso di incertezza porta alla pausa. Non  si sa se procedere o fermarsi. Non si sa se mettere il proprio futuro in standby o se continuare a costruirlo.
In ogni piccola grande cosa che ci riguarda, sia per la quotidianità, come acquistare gli abiti per i propri figli e le scarpe nuove da running che tanto si desideravano, sia per le grandi scelte, come quei  progetti per cui si sono impiegati mesi di lavoro che ora sono fermi e quell’evento importante di novembre 2020, al quale chissà se ci si potrà andare. Lavoro, famiglia , salute, ogni nostra area è stata toccata.

Tutto è stato messo in discussione e le domande non hanno smesso di frullare nelle teste, nemmeno per un secondo. Dubbi, preoccupazioni, speranza. Come andare avanti? Quando non si sa dove andare, quando si vive la giornata perché tra qualche ora potrebbe uscire un decreto che ci permetterà di andare al lavoro, vedere il fidanzato o fare una passeggiata? La risposta la suggerisce la prof.ssa Laura Parolin, vicepresidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (CNOP), che afferma quanto sia importante trasformare la paura in senso di curiosità perché tutto possa cambiare. Nel concreto significa che questa fase di transizione deve essere tempo di trasformazione. Si può stare in panchina, senza smettere di osservare-studiare-pianificare la partita. Bisogna trovare soluzioni capaci di durare nel tempo. É necessario responsabilizzare le persone, le organizzazioni, le istituzioni: ogni vulnerabilità può diventare risorsa e generare cambiamento. Pensa a te, al tuo quotidiano, al tuo lavoro oppure pensa all’Italia intera se ne hai le competenze per farlo: perché la trasformazione può  avvenire nel piccolo e nel grande contesto. Qual è la tua vulnerabilità da trasformare? Su cosa puoi investire? In cosa puoi apprendere? Dove c’è la possibilità di evoluzione, si parte da lì. Quando saremo rilassati a fare aperitivo con i nostri amici, senza mascherine e l’emergenza sanitaria sarà un lontano ricordo: cosa racconteremo a riguardo? Come ci ha fatto sentire oppure come lo abbiamo combattuto? Non in riferimento solo agli aspetti tecnici, quali mascherine, tamponi, guanti; ma anche al come ci si è sentiti. Non c’è una risposta giusta o sbagliata. C’è la possibilità di una riflessione ed è qui che sta la differenza. Tu fai la differenza. Ecco il concetto chiave, non basti tu – individuo singolo-  ma c’è la necessità mai come ora di “farsi comunità” che diventa la modalità più adeguata per prendersi cura di sé ed essere protagonisti del cambiamento, lo sostiene Paolo Venturi, direttore di AICCON  e docente di imprenditorialità e innovazione sociale presso l’Università di Bologna, e Luca Tricarico, ricercatore nell’ambito di politiche territoriali e management dell’innovazione sociale. Perché in questo tempo di distanziamento sociale, ci siamo avvicinati. Ciò non deve restare un lontano ricordo, ma deve diventare il cambiamento generato dalla situazione di vulnerabilità di cui si accennava in precedenza. #distantimauniti recitano gli hashtag. “Basta distanza, parliamo di vicinanza” ripete la prof.ssa Daniela Lucangeli, Prorettrice e Professore Ordinario in Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo dell’Università di Padova e componente del “Comitato di Esperti” istituito presso il Ministero dell’Istruzione. Lo dice in uno dei video “A tu per tu” trasmessi in diretta dalla propria pagina Facebook, creati per generare riflessione e per essere di reciproco supporto. Andate a darci un occhio. Si resta incantati dalla sua modalità scientifica, diretta e chiara, che in un battibaleno arriva al cuore. Questo uno dei tanti esempi concreti di vicinanza. L’atteggiamento proattivo alla base è quello che ha generato le tante azioni solidali nate in questi ultimi mesi. Dal vicino che fa la spesa all’anziano del piano di sopra alle cooperative che si uniscono per formare una rete locale attraverso processi di innovazione sociale. La rete dei servizi, e l’investimento sul welfare e sulla comunità. David Lazzari, presidente del CNOP, lo sottolinea chiaramente quando parla delle azioni prossime da intraprendere per la ripresa, evidenzia la necessità di “attivazione di strategie di prevenzione/promozione delle risorse psicosociali mediante programmi di interventi di comunità mirati e ben strutturati a livello comunale e sovracomunale (servizi sociali e di welfare), nelle scuole e nei luoghi di lavoro.” 

L’innovazione sociale è trovare nuove strade per rispondere a vecchi bisogni, questa la definizione citata da Stripes, una Cooperativa trovata, fortunatamente, vedendo il video che hanno creato per l’emergenza: “Siamo sempre esseri ottimisti, curiosi, versatili e creativi. Ci siamo spostati dalle case, dalle scuole e dai centri di aggregazione e siamo entrati dentro gli schermi dei vostri computer e smartphone…” ed inizia una lunga lista di come con creatività sono rinati con nuova vita e forma. “Noi di Stripes rimaniamo uniti, forti della nostra resilienza con coraggio e tenacia guardiamo al futuro, costruendo un domani che sa già di comunità”. Forse il Coronavirus un insegnamento ce lo sta lanciando: da soli, possiamo fare poco. Proviamo ad unirci e vediamo che succede. 

Anna Sartori

Dott.ssa in Psicologia di Comunità


Fonti e Riferimenti:

Luca Tricarico e Paolo Venturi, Per un presente a prova di futuro dobbiamo coltivare il cambiamento tra sistemi e organizzazioni, 21 aprile 2020, Articolo pubblicato su “cheFare”, https://www.che-fare.com/venturi-cambiamento-sistemi-organizzazioni/

Paolo Venturi, Neo-mutualismo e nuove “convergenze”, per una normalità trasformata, 24 aprile 2020, Articolo pubblicato su “Pandora Rivista”, https://www.pandorarivista.it/articoli/neo-mutualismo-e-nuove-convergenze-per-una-normalita-trasformata/

David Lazzari, Disagio psicosociale: occorrono strategie nuove di risposta, 27 aprile 2020, Articolo pubblicato su “Quotidianosanità.it”, http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=84558&fbclid=IwAR2ygFdUMSZSl51YjDM-MdOKIVcObmn8NlbK-9TZxANleDfDtTk_-7zhEb8

Link dell’intervento della prof.ssa Laura Parolin:
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5c86c66b-0546-47b7-afa4-0a9f62aa009c-tg1.html

Link alla pagina Facebook della prof.ssa Daniela Lucangeli: https://www.facebook.com/danielalucangeliofficial/


Link del video “Noi di Stripes #RestiamoCasa”: https://www.youtube.com/watch?v=ybqBL5dnrHI&fbclid=IwAR1Hn1yJ5yfgM6QmpsVPOsgNYmTqjlMSGhRZr8tw7-7eo7fBRb8VzXEYqBQ

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